SANT’ONORATO DI LÉRIN

Ogni Torrigliese è passato almeno una volta sotto lo sguardo benevolo di Sant’Onorato, il santo vescovo francese, che dà nome alla chiesa parrocchiale del nostro borgo. La sua figura dimora nella nicchia sovrastante il portone centrale della facciata  confondendosi con il bianco delle lastre marmoree che la circondano.  Nonostante solo Torriglia possa fregiarsi in Liguria  di una chiesa intitolata a Sant’Onorato di Lérin, i suoi abitanti hanno preferito da secoli affidarsi alla protezione della Vergine, dapprima alla Madonna del Carmine e poi dal 1816 alla Madonna della Provvidenza.

Ammirando i fini lineamenti della statua e indagando sulle ragioni della sua presenza scopriremo quanto numerosi siano gli avvenimenti storici ad essa legati  che coprono un ampio ventaglio di vicende storiche del nostro paese.

Al primo esame, ci rendiamo subito conto che il basamento marmoreo sul quale si erge non è quello originale, ma è stato posteriormente riutilizzato. Alla base del santo sono visibili ben due fori, segno che il monumento doveva trovarsi ancorato in altra posizione, non escluso sulla facciata primitiva di stile gotico. Sul piedistallo sono scolpiti la cifra 1700 (riferita quasi sicuramente alla nuova messa in dimora) e il versetto evangelico (Mt. 7,8 Lc. 11,10)  pulsanti aperietur” (“bussate e vi sarà aperto”).  Questo versetto era stato apposto dai Crociati sull’arco dell’ingresso principale del Tempio (Cupola della Roccia) a Gerusalemme. Il Tempio in quel periodo aveva una serie di iscrizioni su tutti gli archi che lo circondavano. Il rapporto tra i Cavalieri Templari e la nostra zona è direttamente in relazione a quello che li legava alle vicende dell’ordine dei monaci lerinesi, dal nome dell’isola di Lérin davanti alle coste di Cannes, dove Sant’Onorato fondò l’originario monastero intorno all’an004no 404. E’ sempre stata un’importantissima abbazia che arrivò a contare persino due, tre mila monaci. Questi crearono delle celle espandendosi fino al nostro territorio. Diverse sono presenti in Francia (in Provenza nella zona del Var), una a Ventimiglia,  una a Seborga, tre a Genova  (san Francesco in Castelletto, Santa Fede e Sant’Antonio di Prè) e una a Torriglia. Nel corso dei secoli molto probabilmente qui subentrarono dei monaci colombaniani cioè proveniente dall’abbazia di San Colombano a Bobbio che si inserirono gradualmente e in maniera incruenta. L’abate che venne dopo S. Colombano fu l’abate lerinese Attala. Si può supporre un continuo movimento di monaci dalla Francia e da Bobbio. Successivamente i lerinesi, in conseguenza di vicissitudini economiche, vendettero numerose dipendenze e chiese ai cavalieri del Tempio che alla metà del XII secolo stavano diventando un ordine potente e con molti mezzi. Parliamo di tempi molto antichi e poco documentati, ma si può supporre che l’insediamento templare a Torriglia e a Donetta  fosse iniziato in quel periodo.

 Nel 1304, Nicolò, fondatore del ramo torrigliese della famiglia Fieschi, dettò il suo testamento nel castello di Torriglia alla presenza di una decina di testimoni civili e religiosi, rappresentanti del clero locale e di Boasi e Montoggio. Con questo documento, il testatore diede anche disposizioni riguardo la sua sepoltura e  la detrazione dall’asse ereditario del suo figlio Ottobono della considerevole somma di 400 lire d’oro di Genova per riparare al furto delle reliquie di Sant’Onorato e al danneggiamento del reliquiario e della cassa dorata che le conservava perpetrati dal suo erede. Questo dimostra la presenza di un culto ad esse riservato risalente probabilmente all’abbazia di Patrania fondata  500 anni prima e poi sostituita dalla chiesa parrocchiale. Le dichiarazioni testamentarie  sono  conservate a Genova nell’Archivio di Stato.

Sebbene non si abbiano notizie che descrivano come avvenne la traslazione delle reliquie di Sant’Onorato dall’isola di Lérin a Torriglia, se ne può comunque supporre la grande pompa e le motivazioni ad essa legate sulla base della documentazione relativa al trasferimento dei resti di San Caprasio, guida spirituale del santo. E’ stato trovato infatti un documento del VII, VIII secolo che descrive come le reliquie di San Caprasio furono trasportate ad Aulla con grande onorificenza per poterle preservare dalle incursioni saracene che stavano depredando Lérin.

Sul frontale della mitra indossata dal santo vescovo si osserva un simbolo astronomico (un’ellisse che ha quattro pallini agli estremi) rappresentante gli equinozi e i solstizi nel loro movimento della terra intorno al sole. Al centro anziché mettere il sole è stata piazzata una croce. Se chiaro appare il parallelismo tra il sole generatore di vita e la croce dispensatrice di vita eterna,  interessante è l’uso dell’ellisse. Fino alla fine del 1500 la successione degli equinozi e dei solstizi fu rappresentata con un cerchio,  questo ci aiuta a collocare la datazione della scultura in un periodo posteriore e supporre che probabilmente risalga al XVII secolo. La  croce a coda di rondine indica la provenienza geografica del santo, perché tale forma è abbastanza comune in Francia, soprattutto nelle regioni settentrionali.

Un’ultima vicenda è legata alla mano destra del santo, mozzata di due dita. Questo particolare  ci ricorda l’occupazione del principato di Torriglia da parte delle truppe napoleoniche  il 5 Agosto 1797. Si racconta che l’atto sacrilego fu causato da un soldato che avrebbe scaricato un’archibugiata contro la statua.

 

Maurizio Adami

Pro Loco Torriglia ringrazia il  Signor Casale Mauro per la consulenza storica e per il primo piano della figura del santo